Recensione di Avrò cura di te di Massimo Gramellini e Chiara Gamberale, Milano : Longanesi, 2014
Inutile far finta di non considerare chi sono gli autori quando si leggono queste pagine. Ma se da un lato questo distrae, perché non permette una buona immersione nella lettura, da un altro può servire. Massimo Gramellini, tra le altre cose, teneva la rubrica della posta del cuore sullo “Specchio” de “La stampa”, e Chiara Gamberale, tra le altre cose, conduceva una trasmissione radiofonica sulla propria esperienza nel campo dell’analisi psicologia, “Io, Chiara e l’oscuro”. Tanto basta per spiegare il contenuto di questo libello, che pare composto per metà da tanto gentili quanto scontate risposte a lettere di donne in crisi, e per la restante metà da considerazioni di una donna che in crisi finge di esserci. Con un titolo che Moccia di certo si morde le mani per non averci pensato lui prima. La copertina dà il tocco finale (ho sottomano il cartaceo).
Nonostante il sommovimento finale, tutto è statico, stucchevolmente intimista, e le sorti del libro sono tenute a galla solo dalla bravura tecnica dei due. Che farebbe quasi propendere per dare due stelle, ma no, non è il caso.