1) la lana era difficilmente lavorabile a macchina per via delle proprie caratteristiche meccaniche, mentre il cotone ha un comportamento migliore;
2) il cotone aveva una maggiore commerciabilità all’esterno dei confini britannici, in quanto tessuto più leggero.
Tutta la filiera tessile fu interessata da innovazioni tecnologiche.
Sgranatura: con l’operazione manuale, la bambagia che avvolge il seme è sfilata dalla capsula rigida che la circonda eseguendo una procedura che è più facile per dita piccole, come quelle dei bambini o delle donne. La sgranatrice automatica del cotone è inventata da Eli Whitney nel 1793: la macchina sbriciolava la capsula, portando via la bambagia con l’azione di un pettine di fili d’acciaio, chiodi o cardi; ciò che restava era la massa di cotone, poiché il pettine aveva una densità tale da impedire il passaggio dei semi.
Filatura: con l’arcolaio, dalla matassa si formava il filato, arrotolandolo su fusi (rocchetti) in modo tale da imporre una torsione (la cosiddetta torcitura, operazione in grado di garantire al tessuto maggiore resistenza meccanica). Una macchina come la spinning jenny di James Hargreaves (1764) rese possibile la moltiplicazione della produttività della filatura, poiché essa poteva lavorare in contemporanea anche su 30 fusi.
Tessitura: la navetta volante di John Kay (1733) permise un raddoppio della produttività; il telaio automatico di Jacquard (1801) diede però l’avanzamento di maggiore importanza.
Piccola cronologia:
xiii sec.: prime rappresentazioni di arcolaio in Cina
1224: introduzione dell’arcolaio in Francia e in Italia
1470: prima rappresentazione di arcolaio ad alette in Inghilterra
1733: spoletta volante di John Kay
1764: James Hargreaves inventa la spinning jenny, filatrice con più fusi
1779: Samuel Crompton inventa la spinning mule, filatrice automatica a fusi multipli
1784 – Edmund Cartwright realizza un telaio mosso da energia idraulica
1794 – Eli Whitney brevetta la sgranatrice per cotone detta cotton gin
1801 – Joseph Marie Jacquard brevetta il telaio omonimo
La macchina a vapore
Nella localizzazione di un impianto produttivo era da sempre stata necessaria la vicinanza ad un corso d’acqua, in grado di far funzionare le ruote e i mulini atti a garantire forza al processo produttivo. Con la macchina a vapore si superò questo ostacolo, delocalizzando le produzioni dai corsi d’acqua; i canali non erano più necessari per la produzione di energia.
In più, la macchina a vapore era in grado di sviluppare un gran coppia ai bassi regimi, così da avere gran potenza e forza sempre disponibile. L’aspetto maggiormente rivoluzionario sta nella quantità di energia prodotta, molto maggiore di quanto non si fosse mai prodotto. Nel frattempo:
– sviluppo dell’idraulica (e poi della fluidodinamica);
– sviluppo della metallurgia con nuovi combustibili dall’alto potere calorifero e la produzione di altiforni, che offrivano una resa molto maggiore.