Recensione di L’Universo matematico: La ricerca della natura ultima della realtà di Max Tegmark, Torino : Bollati Boringhieri, 2014
Appassionante come solo un libro scientifico americano sa essere (Tegmark è naturalizzato, d’accordo, ma il suo stile è perfettamente yankee), il testo prende per mano il lettore, e senza fargli fare salti senza rete, lo introduce a un concetto piuttosto arduo come la teoria del multiverso.
Peccato, però, che il titolo sia fuorviante: di matematica Tegmark parla ben poco – l’oggetto della discussione è la fisica -, e per quel poco che ne dice, sostiene che ciò che è matematico esiste, e quindi vale anche l’inverso. Oltre a suonare come l’hegeliano “ciò che è razionale è reale”, mi pare che l’affermazione vada in rotta di collisione diretta con quanto dimostrato da Gödel in via piuttosto definitiva: la matematica si regge su postulati del tutto umani, e non assoluti. Si tornerebbe quindi indietro su posizioni simili a quella di Hilbert e di Russell, che cercavano una matematica capace di autosostenersi, salvo per l’appunto essere completamente sconfessati da Gödel.
Rispetto a questi argomenti, forse sono più consigliabili _Mondi paralleli_ di Kaku e _Il paesaggio cosmico_ di Susskind. Sono più datati, ma non meno completi per un lettore interessato all’argomento.
Diversamente, per chi sia veramente interessato a un panorama aggiornato della matematica applicata alla fisica, _La strada che porta alla realtà_ di Penrose è forse la scelta migliore.