La ricerca storica si basa sui documenti. Ogni teorizzazione, ogni periodizzazione e ogni racconto si devono basare su “pezze di appoggio”, su sostegni materiali che forniscano, direttamente o indirettamente, un insieme di informazioni sul quale i primi si fondano.
Ora, non tutto ciò che ci circonda vale come documento; vi sono delle caratteristiche necessarie perché qualcosa lo sia.
Sinteticamente, un documento può essere definito come:
– un supporto fisico,
– contenente informazioni,
– corredate di:
* autore,
* data
* e luogo.
Nel momento in cui un documento è utilizzato per una ricerca storica, questo diviene una fonte. Tra le fonti, poi, si distingue tra fonti primarie e fonti secondarie.
E’ più comodo definire prima queste ultime, poiché in questo novero sono inclusi tutti i documenti che derivano da elaborazioni storiche. Ogni opera di uno storico (una monografia, un articolo) è una fonte secondaria perché non è una fonte di prima mano; non è una fonte redatta da qualcuno che ha vissuto direttamente un evento, e comunque il suo autore, anche se era presente nel momento in cui si svolgevano gli eventi di cui racconta, ha deciso di basarsi su altre evidenze o testimonianze.
Un esempio può chiarire la distinzione: un manuale di ingegneria del xiii secolo non è stato sicuramente scritto a fini storici, e come tale non è quindi una rielaborazione di documenti secondo il metodo storico. Esso, tuttavia, diventa documento e fonte storica quando uno storico (della tecnologia o di altra branca) lo utilizza, sette secoli dopo, per aggiungere informazioni alla propria analisi. All’estremo, anche una fonte “originariamente secondaria” come un manuale di storia del xix secolo, può diventare una fonte primaria quando non lo si considera per le nozioni in esso contenute, ma per la visione che fornisce sul modo di intendere la storia in un certo contesto.
La ricerca bibliografica prevede poi l’applicazione di alcune norme operative, non lontane dal senso comune, ma da tenere sempre presenti nell’economia dello studio intrapreso:
– banalmente, le fonti devono rispondere ai requisiti di contenuto (se ci si occupa della storia di un trattore, saranno le riviste di agricoltura a poter essere inserite nel novero delle possibili fonti; a priori, non certo quelle di metallurgia);
– le fonti devono essere geograficamente accessibili: la Smithsonian Institution di Washington possiede numerose collezioni bibliografiche, ma per un europeo la sua accessibilità è relativamente bassa, se non si dispone di adeguati fondi;
– le fonti devono essere fisicamente disponibili: banalmente, un testo non deve essere in prestito o in restauro;
– le fonti devono essere efficacemente consultabili: esistono numerosi manoscritti la cui visibilità e leggibilità sono addirittura negate.
Tenuto conto di queste regole, non rimane altro che iniziare lo studio vero e proprio. Sino alla successiva necessità di consultazione bibliografica.