Il denaro è simbolico per sua stessa natura; sta in-luogo-di, si basa su convenzioni (accettate in ambiti per lo più geograficamente limitati), e compie la sua funzione di sostituzione limitatamente nel tempo, non in modo indefinito.
La sua stessa etimologia va in questa direzione: i Greci chiamavano le monete symbolon, a testimonianza dello spostamento semiotico. Si tratta in realtà di informazione, di significato (con poco significante).
Seguiranno in evidenza i principali passaggi della storia del denaro; a ciascuno dovrebbe in qualche modo essere collegabile un archetipo, un modo di concepire il denaro medesimo. A ciascun archetipo dovrebbe poi essere possibile ricondurre un sistema di simboli.
1) Il sale e altre “cose” (animali, granaglie, oggetti lavorati).
Gli scambi di beni furono possibili in concomitanza con la disponibilità da parte dell’uomo dell’idea di valore, che discende a sua volta dalla capacità di manipolazione dei numeri.
Non sono completamente negabili le capacità computazionali dell’uomo pre-Neolitico, ma estremizzando, apparvero quando l’uomo, da nomade che era, grazie alle risorse prodotte con l’agricoltura divenne stanziale. Si produsse così un circolo virtuoso, per il quale tanto maggiore era la produzione e tanto più spinta era la specializzazione di coloro che compivano una certa attività, e viceversa.
Le caste degli scribi furono possibili nel momento in cui un’attività così specializzata e complessa (oggi la si direbbe mind intensive) potette essere compiuta in maniera esclusiva. In altre parole, gli scribi potevano permettersi di lavorare perché qualcun altro si occupava della produzione dei mezzi di sostentamento (alimenti, anzitutto) della comunità. Le società nomadi non avevano scribi.
Con la scrittura arriva la possibilità di annotare le quantità, di compiere equivalenze (definire, cioè, i criteri per cui a due “cose” o a due “insiemi di cose” è attribuito lo stesso valore), e di conseguenza di scambiare cosa per cosa.
Ma come si poteva differire lo scambio? Il supporto doveva avere tre caratteristiche: la misurabilità (peso o lunghezza di elementi standard), la persistenza (non doveva, cioè, alterarsi in breve tempo) e la non replicabilità (se scelgo delle pietre di fiume, chiunque può dotarsi di un quantitativo virtualmente infinito di moneta).
Nella sua Naturalis Historia, Plinio ricorda come i legionari romani fossero stati per lungo tempo pagati con del sale, da cui derivò il termine “salario”. Nacquero degli strumenti per la misura della lunghezza dei pani di sale, la cui rarità costituiva efficace antidoto contro la replica selvaggia della “moneta”.
(continua)