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La traduzione suona più o meno così:
“Ma devo spiegare a voi come tutta questa idea erronea di denuncia del piacere e dell’elogio del dolore nasce, per cui produrrò un resoconto completo del sistema, ed esporrò gli insegnamenti reali di un grande esploratore della verità, il principale costruttore della felicità umana.
Nessuno scarta, disdegna o evita il piacere in sé, perché è piacere, ma perché coloro che non sanno perseguire razionalmente il piacere incontrano conseguenze estremamente dolorose. Né vi è ancora chi ami o persegua o voglia ottenere dolore, perché è dolore, ma perché si presentano occasionalmente circostanze nelle quali il duro lavoro e il dolore possono dargli grande piacere. Per per fare un esempio insignificante, che di noi intraprende mai l’esercizio fisico faticoso, tranne che per ottenere un certo vantaggio?
Ma chi ha qualsiasi diritto di trovare in difetto un uomo che sceglie di godere di un piacere che non ha conseguenze fastidiose, o di uno chi evita un dolore che non produce piacere?”
Molte sono le considerazioni che sorgerebbero in merito alla validità universale (o meno) delle considerazioni ciceroniane, tuttavia è altro che preme qui segnalare.
Nel testo latino sono grassettate alcune parole ed alcune porzioni di parole: esse compongono il vero tormentone dell’informatica moderna: il “lorem ipsum”. Lo si incontra ad esempio nelle strutture esemplificative delle diapositive di Powerpoint, facente parte della suite di Microsoft Office. Si tratta di una sequenza di lettere – si parla di sequenza perché non ha senso compiuto, si tranquillizzino i non latinisti – utile a riempire aree che nella versione definitiva del documento saranno occupate da testo.
Il suo uso è attestato sin dai primordi della stampa a caratteri mobili, alla fine del xv secolo, allorché i compositori, dovendo produrre dei campioni di stampa, presero a utilizzare questa stringa di caratteri.
Perché i compositori scelsero di non prendere una frase e riportarla come tale? Molto probabilmente per avere una distribuzione delle lettere dell’alfabeto sufficientemente simile a quella presente nei loro cassettini, contenenti i caratteri metallici. Strano che non si abbia però notizia di alcuno che vi veda un messaggio segreto, che in qualche modo dà la posizione del Graal.
Col tempo si perse memoria della provenienza di questa stringa, sino a quando negli anni ’60 Richard McClintock, un professore di latino allo Hampden-Sydney College in Virginia, mentre cercava le occorrenze di consectetur, lemma abbastanza oscuro, cadde sul testo di Cicerone, ritrovando la sequenza.
Il “lorem ipsum” gode di una seconda giovinezza da quando è stato nuovamente utilizzato in ambito informatico. Su Internet esistono addiruttura dei lorem ipsum generators, dei motori che, attingendo a un vocabolario latino di qualche centinaio di parole, producono una qualsivoglia quantità di testo utile al riempimento. Uno di questi si trova all’indirizzo http://lipsum.com/.