Recensione di Fiabe e storie di Hans Christian Andersen, Milano : Feltrinelli, 2014
Dalle fiabe e dai racconti di Andersen non bisogna aspettarsi due cose: che siano a lieto fine, e che siano pensate per i bambini. I racconti sono ricchi di personaggi dalla cattiveria quasi perfetta, luciferina, mentre altri fanno della dabbenaggine il loro segno distintivo; altri ancora brillano per bontà. Ovvio che in particolare con i primi ci si possano aspettare finali diversi dal classico “e vissero felici e contenti”: è il caso del racconto del bambino cattivo, di quello del collo di bottiglia, di quello celebre dei vestiti nuovi dell’imperatore e di numerosi altri.
A volte anche le morali non sono proprio facili da cogliere; in altri casi sono evidentissime. E se alcune volte le realtà raccontate sono molto distanti, non solo nel tempo, ma anche nei modi, dal nostro modo di pensare, in altre sembrano pensate ieri. Non è difficile intravedere alcune storie come fonte di ispirazione per un comico senza tempo come Roberto Benigni, che ad esempio nella caratterizzazione del personaggio del “piccolo diavolo” deve aver avuto ben presente l’immaginario fiabesco di Andersen, addirittura negli spunti comici.
Lettura consigliatissima soprattutto ai grandi, ma anche ai piccoli, sebbene sia in questo caso necessaria una selezione preventiva delle storie da parte dei primi.