Primo Antefatto: un tempo lontano tenevo tenevo in giro per l’Italia piccoli seminari sulla redazione del curriculum vitae, a studenti degli ultimi anni della carriera universitaria. Le basilari raccomandazioni sono riportate qui di seguito.
- Riempite eventuali buchi temporali nelle vostre attività: non c’è nulla di peggio che sapere che una persona è stata a far nulla per, ad esempio, sei mesi. Dite, alla peggio, che avete fatto un giro attorno al mondo, ma per il sistema di pensiero capitalistico occidentale, ove il termine è adoperato nella sua accezione più neutra, sta male dire che non si è fatta una beata mazza per un qualsivoglia periodo. D’accordo, parto con un punto in meno. Tuttavia.
- Non seguite il curriculum europeo: è standardizzato, vi riduce a un ammasso di informazioni conformate, non vi permette di dimostrare alcunché. Dicevo questo presentendo che negli anni – questi seminari avevano luogo attorno agli anni 2003-2004 – sarei stato smentito da una sempre maggiore diffusione del modello di riferimento; la mia idea era di passare il messaggio che conformarsi alle aspettative per parte poteva essere una buona scelta, ma poteva avere risvolti negativi. In altre parole, vestirsi da giullare di corte al colloquio per un’assunzione vuole per certo distinguersi in mezzo alla messe di incravattati e intailleurate (fortunatamente non c’è il correttore automatico, diversamente avrebbe urlato), ma abbassa di molto le vostre probabilità di diventare associato in uno studio di avvocati.
- Mentite. Adelante Pedro, con juicio; senza eccessi. Siccome molti dei miei uditori erano sull’orlo di un meritato sonno, giocavo a fare la perifrasi delle classiche autovalutazioni delle conoscenze informatiche citate in un curriculum: “conoscenza molto buona” per Word significa che uno ci sta facendo la tesi, per Excel che avete provato a calcolare la rata di un mutuo, “conoscenza buona” per Access vuol dire che sapete che il programma serve a gestire gli elenchi, e per Power Point significa che “massì, è PowerPoint, lo imparo in una sera”.
Quei seminari, per la fortuna dell’uditorio, sono terminati da un pezzo, e ho ripreso in mano il mio, di curriculum, solo quando, qualche anno fa, ne ho avuto bisogno per via della partecipazione a gare o affidamenti di un certo rilievo. La richiesta era terribile: il curriculum doveva essere nell’odiato formato europeo. Ora, io non ho nulla contro l’Europa, e posso dire di avere avuto vita facile, per quanto lunga, nel completare la compilazione. Si chiama pure “Europass“, sa di scatolo che si compra e magari serve per far alzare i passaggi a livello. Ma torniamo a Power Point.
(continua)