Avogadro insegnò all’Università di Torino tra il 1820 ed il 1821 e, in seguito, dal 1834 al 1850. Nutrì un particolare interesse per il problema della diffusione del sapere scientifico, in relazione alla formazione degli alunni delle scuole primarie e secondarie. Insegnò all’Università di Torino Fisica Sublime, all’interno del corso di Filosofia positiva presso la Facoltà di Lettere e Scienze (ex Facoltà delle Arti). Il corso era destinato a formare gli insegnanti delle scuole superiori. Fra il 1837 ed il 1841 Avogadro pubblicò (grazie a Carlo Alberto) un manuale universitario, diviso in quattro volumi, dal titolo Fisica de’ corpi ponderabili. La forma è discorsiva, sono presenti ampi cenni storici e, soprattutto, sono descritte le ricerche in corso e le ipotesi alternative.
L’importanza dell’opera di Avogadro è da situare nella possibilità di distinguere atomi e molecole, aprendo così la strada alla determinazione dei pesi atomici.
Verso la metà del xix secolo si ottennero i primi materiali di sintesi, l’ultimo passaggio fondamentale per materiali con determinate caratteristiche fisico-chimiche non presenti in natura ma ottenute con la sintesi, grazie a dei catalizzatori. Un esempio è la plastica ottenuta per polimerizzazione.
La chimica rientra nelle rappresentazioni satiriche. In una vignetta del periodico satirico “Il fischietto” Cavour, allora capo del governo sabaudo, alimenta con un soffietto il fuoco che scalda il contenuto di un alambicco. Lo assiste Giuseppe Garibaldi, mentre dall’alambicco escono i simboli di tutte le culture regionali italiane, rappresentati dalle maschere carnevalesche: Pulcinella, Balanzone, Gianduia, Brighella volano via “per distillazione”, lasciando la “quintessenza”: l’Italia.
Tra i più importanti settori della chimica, per tutto il xviii e il xix, si ebbe quello degli alcali. Esso giunse a maturità tecnologica negli ultimi decenni del xix secolo, ed è rappresentativo dell’affermarsi stesso dell’industria chimica fra quelle fondamentali per lo sviluppo economico.
Per tutto il xix secolo con il termine “industria degli alcali“, primo settore a realizzare una produzione economicamente cospicua, si comprendevano soda, soda caustica, e acido solforico.
L’industria degli alcali si poneva al servizio di altri settori: il tessile, trainante dell’intera rivoluzione industriale, poi quelli del sapone, del vetro, della carta, tutti legati a consumi civili in grande crescita con il diffondersi di modesti livelli di benessere. Si comprende quindi l’estendersi della base produttiva di questo comparto, pur caratterizzato fra il 1810 e il 1860 da immobilità tecnologica
Alcuni “alcali” erano stati preparati e utilizzati da tempo immemorabile. In particolare la soda (carbonato di sodio) era ricavata dalle ceneri di alcune alghe e di certe piante che crescevano in paludi salmastre, mentre la potassa (carbonato di potassio) poteva essere ottenuta ovunque vi fossero foreste da incenerire. I derivati caustici della soda e della potassa si avevano mediante trattamento con calce viva; la soda caustica era particolarmente apprezzata nei saponifici in quanto portava a saponi “duri”, più costosi di quelli “molli” ottenuti trattando i grassi con potassa caustica.
I Romani usavano l’urina per lavare nelle vasche dove collocavano i panni da lavare. Procedevano poi a un pestaggio di questi con i piedi, per favorire l’assorbimento dell’ammoniaca. Una volta estratta, la biancheria era poi sciacquata abbondantemente.